
Lei non sa chi sono io!

La visione psicologica
Se iniziamo ad osservarci, magari applicando la pratica della meditazione, noteremo che quando pensiamo non ce la faccio, una parte di noi, più nascosta, sta affermando non lo voglio fare!
Dopo aver chiarito nei precedenti articoli, se ce n’era bisogno, che il male fa male e la strada da intraprendere per stare meglio è nel riattivare la comunicazione consapevole con noi stessi e con gli altri, adesso prenderemo in esame la condizione distruttiva della coscienza e come viene mascherata, per non dover dire non ce la faccio.
La distruttività spesso viene agita in maniera subdola in quanto se fosse palesata avrebbe vita breve, visto che la negatività di fronte alla luce della coscienza prima o poi si squaglia come neve al sole. Per capire meglio quanto introdotto prendiamo come esempio la frase “non ce la posso fare” che magari non ci è proprio sconosciuta.
Quante volte abbiamo ripetuto mentalmente non ce la faccio di fronte a delle difficoltà più o meno evidenti. Magari ci siamo spinti ancora oltre e questa frase l’abbiamo comunicata verbalmente ai nostri malcapitati accompagnatori che in quel momento hanno assunto il ruolo della badante. Per carità spero che nessuno si senta offeso da queste parole in quanto io per primo e più volte mi sono trovato a rivestire entrambi i ruoli, e il bello è che non è finita qui….
Anzi penso proprio che dover sostenere qualcuno che piangendo ti comunica che non ce la può fare sia una prova iniziatica che prima o poi dovrà essere affrontata e vinta. Veramente una bella esperienza che ti da tanto ma ti squassa tutte le cellule, tanto che proverei a fare domanda in carta bollata a chi di dovere per inserirla tra le fatiche di Ercole.
Ritorniamo a relazionarci con la frase non ce la faccio. A volte le condizioni sono proibitive e quindi è meglio attendere momenti migliori, ma siamo proprio sicuri che tutte le volte in cui sentiamo di non farcela è vero oppure c’è dell’altro? Beh parafrasando il comico opterei per la seconda che ho scritto. Se iniziamo ad osservarci, magari applicando la pratica della meditazione, noteremo che quando pensiamo non ce la faccio più, una parte di noi, più nascosta, sta affermando attraverso modalità visibili nel comportamento e nell’atteggiamento: non lo voglio fare!
Questo è il grande gioco distorto della coscienza che nel subconscio cela ciò che non vuole mostrare. Ma è il segreto di pulcinella. La voce, i gesti la postura, il linguaggio esprimono ciò che si trova al nostro interno. Noi pensiamo di riuscire a nascondere ciò che siamo, ma l’occhio esperto può scorgere tutto il nostro essere anche soltanto osservando aspetti superficiali di noi stessi. Spesso dietro le persone apparentemente deboli si nasconde un lottatore di sumo che non sta cedendo neanche di un millimetro di fronte all’esperienza che sta incontrando.
Anzi con la loro aria dimessa provano a costringerti ad agire senza chiederlo apertamente. Inoltre questa modalità per salvaguardare il proprio status quo mette in atto dei trucchi di potere notevoli. Quando viene spronata al cambiamento, visto che sente il trono vacillare, gioca a far sentire gli altri colpevoli di aver osato fare tanto per bloccarne l’azione. Proviamo a mettere per iscritto cosa potrebbe rispondere questa corrente no quando viene messa in discussione: ma cosa pretendi da me, lasciami stare, non vedi quanto soffro per la mia incapacità?
State pur tranquilli, in parte e momentaneamente, ci riesce pure a imbrigliare la vita, ma il prezzo da pagare in termini di autostima e di libertà è molto alto. In altre parole vi è in atto un tentativo di bloccare la comunicazione affermando il proprio potere sugli altri. Affinché si possa abbracciare maggiormente la vita e si smetta di giocare a braccio di ferro con chi che sia, è necessario conoscere la corrente distruttiva che ci caratterizza. Tutto ciò nasce sicuramente da un trauma che si è generato in epoche lontane, ma non è importante conoscere il nostro passato andando a ritroso nel tempo, in quanto è qua nel presente che la corrente distruttiva continua ad agire attraverso i meccanismi della coscienza.
Nei prossimi articoli vedremo come mai siamo così affezionati al male. Tuttavia per stare meglio è necessario fare i conti con la nostra parte distruttiva. Queste forze delle coscienza dovranno essere vagliate, trasformate e quindi orientate verso l’affermazione della capacità creativa. Non tutto può essere fatto subito, ci vorrà del tempo e sicuramente si potrà fare quello che è possibile.
Ma passo dopo passo, manifestando sempre di più la corrente costruttiva impareremo a conoscerci maggiormente e di conseguenza ad aprirci maggiormente alla vita.
Luca Tomberli