Non ce la faccio! Ma è vero?
E qui comando io
La visione psicologica si è sempre più diversificata nell’approfondimento dello studio dell’essere umano.
La visione psicologica ha le sue origini nell’ Antica Grecia. Socrate utilizza per la prima volta il termine psyché (anima) per indicare il mondo interiore dell’uomo. Se però vogliamo accertare l’origine degli studi sulla mente e sul comportamento umano dobbiamo risalire alla fine del XVII° secolo, quando il filosofo inglese J. Locke, attraverso un’indagine puramente teorica, cerca di scoprire quali siano i modi migliori per ragionare.
Confidando nel valore della ragione l’illuminismo estende alla filosofia il metodo della fisica newtoniana portando a compimento le intuizioni di Galilei. L’idea è quella di un progresso illimitato in tutti gli ambiti della realtà umana, basato sul metodo scientifico, così come in seguito sosterrà ancor più il Positivismo.
La conoscenza dei fatti è possibile solo dopo averli analizzati, al di là di ogni apriori. Sotto questi impulsi, nella seconda metà dell’Ottocento, fisici e medici cominciano ad applicare allo studio di emozioni e attività intellettive le stesse metodologie usate dalle Scienze Naturali. L’indagine diventa sperimentale.
Nasce così la Scienza della Psicologia che deve al tedesco W. Wundt i primi testi accademici: i suoi allievi introducono successivamente il metodo dell’ introspezione (dal latino guardare dentro: non si studiano solo le sensazioni ma anche tutte le attività della mente). Negli stessi anni la scuola di F.Brentano propone un approccio filosofico alla psicologia e influenza colui che sarà il padre della psicoanalisi, S. Freud. Dalla scuola freudiana nascono molte teorie terapeutiche fondate sull’idea di libido (pulsione sessuale) e di un inconscio che opera senza il vaglio della ragione. È il punto di partenza della psicoanalisi.
Il più famoso allievo di Freud è C.G.Jung che dopo anni di indagine introduce il concetto di energia psichica e di inconscio collettivo e approfondisce lo studio dei simboli in rapporto a istanze culturali e individuali. Contemporaneamente A. Adler parla di Organo Psichico, un sistema unitario al servizio dell’organismo umano per assicurarne la conservazione e favorirne lo sviluppo. L’organo psichico non è una struttura fisiologica, ma un insieme di forze di natura psichica finalizzate all’adattamento dell’individuo al suo ambiente, cominciando da quello familiare.
Potremmo riempire molte pagine sugli sviluppi della Psicologia, che si è sempre più diversificata approfondendo quello che è il suo oggetto di studio: l’essere umano. Dalla psicologia della forma al cognitivismo, dalla psicologia della comunicazione al comportamentismo, alla psicologia sociale, clinica, evolutiva, pedagogica, fisiologica, neurologica…. il contributo alla conoscenza è stato ed è inestimabile ed ha il merito di aver spostato il focus della ricerca nel campo soggettivo aprendo nuovi panorami nello studio dei mutui rapporti.
Molti concetti sono ormai entrati a far parte del linguaggio comune e parole come transfert, proiezione, rimozione, complesso, resistenza, nevrosi, psicosi, trauma, subconscio ecc… sono usate da tutti. A questo punto dovremmo poter fruire di tutti i vantaggi di questa scienza per alleviare la diffusa inquietudine o almeno per comprendere le cause della sofferenza che ancora ci affligge ed eliminarla dalla nostra vita. Non è proprio così. Manca qualcosa.
Vasti spazi della coscienza restano ancora insondati. Se vogliamo comprendere come uscire dalla sofferenza ci dobbiamo dare una strumentazione adeguata, dobbiamo assumerci personalmente la responsabilità del cambiamento e, benché ancora non siamo in grado di percepirle, cominciare ad accettare l’idea di essere costituiti e influenzati da forze che ci mettono in rapporto con dimensioni che vanno ben al di là dell’analisi emotiva e mentale e che da insospettate profondità dell’universo giungono fino a ogni nostra più minuscola cellula.
“Potremmo parlare della mente delle cellule… ogni atomo è un mondo, un pacchetto di energia che è informazione, in una struttura precisa, in un metabolismo preciso… Tutto quello che è impulso vitale, a partire dagli archetipi che incarniamo, seguendo grandi linee evolutive, in realtà viene manifestato attraverso il comportamento. Siamo teoricamente liberi di scegliere tra una forza e l’altra, tra un comportamento e l’altro, ma prima ogni parte di me deve essere conosciuta, attraversata, accolta e purificata. La conoscenza così desunta è molto pratica, concreta.” (Massimo Rodolfi).
Sarebbe un errore trascurare nuove possibilità nello sviluppo della coscienza. Superare i confini strettamente patologici in cui è relegata la conoscenza di sé, significa cominciare a riservare la giusta importanza a quel principio di Vita incarnato nella forma e che della forma si serve per sperimentare l’esistenza anche dal punto di vista emotivo e mentale. La Scienza della Psicologia diventerebbe così quello che è: la Scienza dell’Anima.
Giovanna Spinelli