
Sull’onda del desiderio

Non ce la faccio! Ma è vero?
Se lei non sa chi sono io … speriamo almeno che lo sappia lui… la battuta è ovvia e la domanda è inevitabile: se loro non sanno chi sono io, invece io stesso cosa so di me? Chi sono io?
Per arrivare a pormi la domanda lei non sa chi sono io, innanzitutto devo aver maturato una certa coscienza di me, nel senso della consapevolezza della mia esistenza come unità autonoma di coscienza, per l’appunto. E per essere capace di interrogarmi in questo modo vuol dire che sto perseguendo la ricerca di una identificazione con qualcosa che sia al di là delle mutevoli apparenze, che sia fermo come il mozzo della ruota che gira.
Se non sono quello che gli altri hanno sempre pensato o voluto che io fossi, se non sono quello che sogno di essere o che cerco di diventare, se non sono quello che mi sfugge di mano e quello che non sarò mai, se non sono quello che non voglio … ALLORA CHI SONO ???? Sono i miei corpi o sono la materia che li compone ?
Sono la parte in piena luce o quella ancora in ombra? Sono la corazza che ho costruito per rendermi inviolabile e nascosto allo sguardo altrui ( quella che mi fa dire “lei non sa chi sono io!” ) o sono la maschera che falsamente mostro al mondo per raccogliere consensi e celare a me stesso e agli altri quel che non riesco a vedere ed affrontare? Chi sono io? Sono i miei errori o i miei successi? Sono la mia ignoranza o la mia conoscenza?
Se voglio mettermi in grado di trovare risposte soddisfacenti la soluzione è una: devo rivolgermi al mio strumento mentale e coltivare pazientemente e assiduamente la facoltà di discriminare. “Il gioiello della discriminazione” infatti può guidarmi nel riconoscimento di ciò che appartiene allo spirito ( Purusha ) e di ciò che appartiene alla materia ( Prakriti ), di ciò che appartiene al mondo astratto o al mondo delle forme.
Lo strumento mentale mi guida verso l’identificazione con la mia anima piuttosto che con la mia personalità, mi aiuta a distinguere l’apparenza dalla sostanza, consentendomi di districarmi tra i rovi che mi impediscono di sapere e di essere quello che sono veramente. “La vita continuamente ci porta a delle scelte di fondo, ma la scelta più audace e risolutiva è quella che ci impone la discriminazione tra ciò che pensiamo di essere e ciò che realmente siamo.”
1La domanda resta sempre la stessa ma le risposte cambiano continuamente, generando a loro volta nuove domande, che intanto mi avvicinano sempre di più alla verità. Chi sono io? Sono quella pulsante presenza, quella essenza indivisa ed eterna che anima l’apparenza di tutto ciò che vado sperimentando? Sono forse parte di quella Vita che non nasce e non muore, quel Sat o Esistenza assoluta, senza causa e senza effetto, al di là di maya, cioè al di là di ogni divenire e di ogni illusione, al di là di ogni ingannevole fenomeno, di ogni smarrimento e di ogni conflitto?
Oppure sono un piccolo frammento di Intelligenza pura (Cit) con cui quell’Esistenza si manifesta? O addirittura posso riconoscermi nella gioia, nella Beatitudine di Essere (Ananda), vera natura del divino che abita dentro di me e si manifesta nella danza dei fenomeni?! E se fossi contemporaneamente partecipe di queste tre realtà (Pura Esistenza, pura Coscienza e pura Beatitudine) che si fondono nell’Unica Vita e si sveleranno ai miei occhi solo quando avrò scostato l’ultimo velo di avidya, l’ignoranza che confonde e genera preoccupazioni e dolori?
Sarà allora che la mia mente scoprirà al di là di sé la Verità immutabile. “Tat Tvam Asi” “Tu Sei Quello”
Nella mia Essenza Io Sono Quello.
1Raphael, Drigdrisyaviveka – ed.Asram Vidhya
Giovanna Spinelli