
Il pensiero creativo e la meditazione – seconda parte

La SS. Trinità’: mistero dei misteri o archetipo degli archetipi? seconda parte
Non serve considerare la SS. TRINITA’ un mistero insondabile della Fede, meglio vederla al contrario come l’Archetipo che informa di sé tutto il Creato.
Appare chiaro sin dall’inizio come quella che pongo all’attenzione del lettore sia a mio avviso una domanda retorica. Se invece di considerare il tema oggetto di mistero e quindi di accettazione fideistica o di negazione agnostica, si affrontasse l’argomento sulle basi della logica e della legge di Analogia, pur tenendo debitamente conto della limitatezza della natura umana, il libro del Creato si dischiuderebbe alla comprensione dell’Uomo in tutta la sua stupenda Realtà, al di là di tutte le apparenze ed illusioni.
Il Buono, il Bello e il Vero non sarebbero allora solo delle categorie platoniche, ma apparirebbero ai nostri occhi come le caratteristiche di fondo dell’Universo che ci circonda. E il divenire dei Mondi e della Vita si rivelerebbe per quello che intrinsecamente è: una parvenza dell’ESSERE.
Stiamo dunque parlando del simbolo archetipico per eccellenza, quello da cui discendono a cascata tutti gli altri e che di conseguenza informa di sé tutto il Creato. Se risaliamo al linguaggio platonico e al mondo delle idee, “l’idea originaria” nutre di sé tutte le altre. Ne consegue che ogni aspetto dell’Universo, dal macrocosmo al microcosmo, dal più sottile al più denso, è compreso in questa trinità e risponde alle qualità energetiche delle sue tre componenti. Come è logico, ogni Tradizione si rifà a questo modello originario, cambia solo l’espressione verbale del concetto: dal Padre, Figlio e Spirito Santo della Cristianità alla Trimurti indù di Shiva, Vishnu, Brahma, alla triade egizia di Osiride, Horus, Iside, ecc.
Prima di addentrarci in una disamina più approfondita, trovo suggestivo sottolineare il fatto che persino il concetto di SIMBOLO di per sé rivela una sua trinità, così come qualsiasi componente, nessuna esclusa, dell’intero Creato. Se ci rendiamo consapevoli di ciò, ci faremo anche una ragione della relativa impenetrabilità dell’argomento e del motivo per cui nella religione cristiana se ne parli come di un “mistero”. Riporto a questo proposito le parole di P. Roche de Coppens:… “ogni Simbolo contiene una trinità celata nella sua natura e cioè: un corpo, la parola o il glifo, un’anima, la sua interpretazione emergente, e uno spirito, la vita e le energie alle quali esso è connesso.”
Il suo aspetto esterno, come anche le interpretazioni che ne vengono di volta in volta date, è ciò che ne costituisce il Corpo e può essere trasmesso da una persona all’altra e da una generazione all’altra. Lo Spirito è immutabile ed eterno, un tesoro inestimabile ma fruibile solo in parte e solo grazie allo sviluppo dell’Anima, cioè all’interpretazione soggettiva che…. “deve essere nutrita e deve maturare organicamente in virtù degli sforzi della persona che la riceve e, in seguito, deve essere applicata alla sua conoscenza, al suo essere e alla sua vita”(P.R. de Coppens).
Non ci vuole molto a capire come un simbolo onnicomprensivo quale quello di cui trattiamo costituisca una riserva inesauribile di interpretazioni e di applicazioni la cui dovizia è direttamente proporzionale alle doti conoscitive ed intuitive del soggetto, come anche al suo impegno a trasferire queste energie nella vita pratica, di modo che “ il Verbo si faccia carne”, ovvero che lo Spirito circoli e si diffonda in tutti i piani del Creato, dal più sottile al più denso.
Nessun problema quindi a riconoscere che l’Ineffabile non possa trovare, per sua stessa definizione, una sua spiegazione esaustiva da parte della limitatezza della comprensione umana, ed ecco il ricorso giustificato al termine di “mistero”. Noi crediamo però che ciò non debba fare da blocco quanto piuttosto da sfida ai nostri limiti, onde poter andare al di là delle “colonne d’Ercole”, forti della consapevolezza che la creatura, una volta fatto tesoro del suo percorso evolutivo, della sua partecipazione in quanto particella divina del Grande Insieme al Piano Generale della Creazione, abbia la possibilità ed anche il dovere di penetrarne il senso e la struttura, nel quadro di una progressiva assunzione di responsabilità in seno al Tutto.
Quando da bambini frequentavamo i corsi di Catechismo ci fu inculcato il concetto, piuttosto astruso, di un Dio Uno e Trino che avremmo dovuto accettare come mistero di Fede. Il risultato di un tale approccio dogmatico ha portato, com’era ovvio, all’isterilimento del tema in discussione e alla sua rapida dismissione nell’album dei ricordi, una volta che la nostra capacità critica andava sviluppandosi. Viceversa, una elaborazione e uno sviluppo dello stesso in senso vitale e coscienziale, avrebbe avuto ed ha comunque in ogni momento il potere di riorientare in modo saldo e profondo la nostra spiritualità, offrendole possenti radici logiche e concettuali, ma nel contempo dotandola di ampie ali per poter volare al di sopra delle apparenze e delle illusioni del mondo fisico.
Alla luce di queste considerazioni, necessarie all’introduzione di un argomento così complesso, affronteremo di petto in una prossima discussione il tema della Trinità. Sarà nostra precisa intenzione, dopo un approccio che soddisfi in qualche modo l’esigenza logica della nostra mente razionale, spostare l’accento piuttosto sulle infinite implicazioni analogiche che l’Archetipo è in grado di suggerire alla nostra intuizione.
Per leggere la seconda parte di questo articolo vi rimandiamo a questo link https://www.yogavitaesalute.it/trinita-mistero-misteri-archetipo-archetipi-seconda-parte/
Giorgio Minardo
Fonti e bibliografia: P.R. de Coppens (Lo sviluppo dell’uomo nuovo – Ed. L’era dell’acquario)
Immagini provenienti da Wikipedia, l’enciclopedia libera, nell’ordine:
- Affresco di Masaccio raffigurante la Santissima Trinità, con la Vergine Maria e San Giovanni e i donatori conservato nella terza campata della navata sinistra della Basilica di Santa Maria Novella a Firenze, databile tra il 1425 e il 1428.
- Icona rappresentante i tre angeli ospitati da Abramo a Mambre, allegoria della Trinità. Dipinta dal monaco-pittore russo Andrej Rublev (1360-1427) e conservata a Mosca, Galleria Tret’jakov