
Sogni e simboli, l’acqua – seconda parte

La SS. Trinità’: mistero dei misteri o archetipo degli archetipi? prima parte
Parleremo del pensiero creativo e della vera meditazione, Dhyana. Parleremo del dissolvere il velo di Maya, di Patanjali, di calcio alla TV e altro ancora.
Nell’articolo precedente abbiamo parlato di Dharana, la concentrazione, la prima facoltà della mente che si sviluppa iniziando la meditazione. Il primo effetto della disciplina è una maggiore capacità di focalizzare i propri pensieri e dirigere la propria mente, che invece normalmente è come una scimmia impazzita.
Questo aspetto è fondamentale nell’ascolto di sé, perché se la mente è abituata a essere concentrata e non si lascia attrarre dalle malie del corpo astrale, cioè dalle sirene del desiderio o dei sentimenti, può osservare le esperienze vissute in modo relativamente distaccato, sufficiente a fare capire “come” siamo noi stessi a creare la nostra sofferenza. All’inizio capiremo i meccanismi più evidenti, quelli più facili da superare, ma progressivamente con l’aumento della capacità di concentrazione e di discriminazione, riusciremo a vedere sempre più in profondità i limiti e le cause della sofferenza, fino ad arrivare a contattare le immagini karmiche dentro al chakra… ma ci vorrà ancora un po’ di tempo!!!
Il problema è che normalmente il corpo mentale non riesce a distaccarsi dal corpo astrale, cioè i nostri pensieri non riescono a essere liberi, ma sono sempre colorati da emozioni, desideri, sentimenti e paure. Gli orientali parlano di Kama-Manas dove Kama è il desiderio e Manas è la mente. Per lungo tempo questi 2 corpi sono un tutt’uno dove la mente non è indipendente dai desideri e i sentimenti non sono indipendenti dalla mente razionale.
La meditazione aiuta a distaccarsi dai propri attaccamenti, a focalizzarsi sul puro pensiero, e questo rende chiara la visione. Dobbiamo capire che le cose sono sempre davanti ai nostri occhi, il problema è che vediamo solo quello che vogliamo vedere, o quello che speriamo di vedere, capite quanto siamo coinvolti da noi stessi? Infatti, quando ci osserviamo parte subito il giudizio, l’identificazione con il momento, il bisogno di avere ragione, ecc. L’osservare in modo distaccato è qualcosa di diverso.
Per capire meglio questo concetto io, durante i corsi di Raja Yoga, faccio sempre l’esempio della partita di pallone vista alla TV. Se durante la partita avviene un presunto fallo da rigore i tifosi delle 2 squadre vedranno l’evento in 2 modi completamente opposti. Non so se guardate il calcio, ma sicuramente saprete che ogni evento viene ripreso da tante telecamere, da ogni angolazione, riproposto in mille versioni, anche al rallentatore, eppure per il tifoso della squadra A sarà sicuramente “calcio di rigore”, mentre per il tifoso della squadra B, che ha visto le stesse immagini, sarà chiaramente NON rigore. Cosa è successo? Che ognuno vede quello che “vuole” vedere, o che spera di vedere, quindi la sua mente registra tutte le immagini che gli sono favorevoli e inconsciamente non percepisce le immagini non favorevoli, e lo stesso fa il tifoso avversario.
Guardate che ognuno di noi si comporta così nei confronti della vita, la vita sarebbe chiara, semplice, ma ognuno purtroppo ne vede solo una parte, che è quella filtrata dalla propria personalità, cioè dai pensieri preconcetti che abbiamo su vari argomenti, dalle emozioni, dai desideri, filtriamo ciò che osserviamo in mille modi… provate a pensare, possibile che voi abbiate sempre ragione e gli altri sempre torto? Provate a mettervi qualche volta nei panni degli altri, e guardate la cosa dal loro punto di vista, vedrete quanto le cose cambiano.
La meditazione ci aiuta in questa direzione, a liberarci dalle nostre idee preconcette, ad aprirci alla “visione espansa”, e allora pian piano i veli di Maya si diradano e la visione diventa più chiara. Se poi si prosegue con la meditazione, pian piano si arriva al “livello 2”, Dhyana (ricordate i 3 livelli Dharana, Dhyana e Samadhi?), la meditazione vera e propria. In questa fase la concentrazione è tale che si riesce a rimanere focalizzati 12 volte 12, cioè 144 secondi, sull’oggetto della meditazione… praticamente un’eternità!!!
Ovviamente la differenza non è nella quantità di secondi di concentrazione, ma nella qualità. A questo stadio di meditazione si comincia a percepire la vita al di là della forma, a percepire l’idea che anima quella forma, a sentirne la qualità energetica; infatti è, per esempio, possibile percepire l’aura della persona, vederne i chakra e tutto ciò che si muove dentro.
In queste condizioni, quando porti l’attenzione su una situazione della vita che vuoi analizzare ne avverti subito la qualità, e senti se è positiva, costruttiva, armonica o se stai esprimendo qualcosa di negativo, distruttivo e disarmonico. Tutto ciò che non è in sintonia con la Vita ha una qualità energetica repellente e quando ne vedi l’effetto nella tua vita, vedi finalmente le connessioni tra ciò che hai dentro e ciò che ti capita, vedi il flusso energetico che parte dal chakra e si realizza nella situazione ”sfigata” che ti è successa. Quando finalmente senti questo, inizi a volertene distaccare, e userai tutti gli strumenti a disposizione per raddrizzare questa distorsione, per portare armonia nella tua coscienza, per modificare questo flusso.
Sempre Patanjali dice: “quando sorge un pensiero contrario allo yoga esprimere il pensiero opposto”, ed è questo il segreto. Quindi, ascolto cosa in me è distorto, ne riconosco la qualità e sento l’energia che sarebbe necessario applicare per affrontare la situazione in modo costruttivo, e poi, visto che l’energia segue il pensiero, applico in meditazione l’energia adeguata alla sua trasformazione, applico il pensiero opposto.
Cioè: sento la qualità distorta che agisco, sento quale sarebbe l’energia opposta, quella costruttiva e positiva, e, attraverso la meditazione la “applico” all’immagine karmica per trasformarla. Detta così sembra banale, ma come avrete capito ci vuole molto tempo per liberarsi dai propri attaccamenti. Sappiate però che non è impossibile, anzi, qui ci sono gli strumenti.
E’ così che attraverso la meditazione si diventa creativi, perché si riesce a dirigere la mente su ciò che vogliamo realizzare, si esprime una volontà coerente (cioè un insieme di volontà, desiderio e creatività) che ci fa raggiungere l’obbiettivo. Capite perché siamo partiti dicendo che se modifichiamo il modo in cui ci pensiamo (la nostra miseria interiore, il sentirci inadeguati, ecc.), la vita cambia? Siamo i creatori della nostra vita, diamoci da fare!
Per leggere la prima parte di questo articolo vi rimando al link dedicato https://www.yogavitaesalute.it/il-pensiero-creativo-meditazione-prima-parte/
Per leggere la terza parte di questo articolo vi rimando al link dedicato https://www.yogavitaesalute.it/pensiero-creativo-meditazione-terza-parte/
Roberto Rovatti