
La Maestria

Ho ragione – seconda parte
Nella lingua araba il tappeto volante e la farfalla hanno una radice comune, fili tessuti da mani invisibili corrono tra cielo e terra rendendo tutto possibile.
Il tappeto volante rimanda alle fiabe della letteratura persiana, araba o russa e ispira visioni di viaggi in cui si sorvola il paesaggio spostandosi velocemente da un punto all’altro. Questo “speciale” mezzo di trasporto consente inoltre di lasciare rapidamente un luogo inospitale per raggiungerne un altro più accogliente, dirigendo il fortunato passeggero verso un futuro migliore.
Ondeggiando morbidamente con l’immaginazione su questo magico tappeto, magari accompagnati dalla buona spinta di un vento favorevole (se no i ruzzoloni sono inevitabili…), curvando e planando come fanno gli uccelli, potremmo librarci nell’aria per assecondare un movimento più libero e godere nel frattempo di un più vasto panorama.
Nelle fiabe inizialmente il tappeto volante è arrotolato come un tappeto qualunque, anzi spesso è impolverato e quando si srotola viene su tutta la polvere che il tempo e il disuso vi hanno depositato. Srotolare un tappeto volante è un’operazione semplice da cui promana però una speciale aria di attesa, sospesa. Quasi come se si partecipasse alla sacralità del tempo occorso a consentire questo nuovo dispiegarsi. Quando poi il tappeto viene disteso sembra immobile, un comunissimo tappeto su cui camminare e sedersi.
Ma, se è veramente magico, ecco che comincia pian piano ad ondeggiare come se cominciasse a respirare: allora ci si può accomodare e l’avventura inizia e conduce per le vie del cielo senza allontanarsi troppo dalla terra. La sua funzione è quella di collegare la visione di sotto con quella di sopra in maniera decisa e dolce allo stesso tempo, e certe volte con un effetto salvifico perché il tappeto che vola permette di sfuggire ai pericoli contingenti dai quali non si saprebbe come trarsi d’impaccio. È la libertà di elevarsi, di salire e di accedere a una dimensione nuova in cui si può riconsiderare ogni cosa da un punto di vista più leggero, senza la gravità degli impedimenti terreni.
Nella lingua araba le parole tappeto e farfalla hanno una radice comune, fili tessuti da mani invisibili corrono tra cielo e terra e rendono possibile l’impossibile: liberarsi dall’attrazione terrestre per assecondare il magnetismo celeste. Il tappeto che vola rappresenta forse la terra spiritualizzata, la terra del Regno di Dio. Dalle prime frasi di questo articolo mi è balenata subito in mente un’analogia: il nostro tappeto volante, fisicamente parlando, è il diaframma.
Il diaframma è un muscolo “laminare“, tendineo, largo e sottile che separa trasversalmente la cavità toracica da quella addominale. Ha la forma di una cupola la cui convessità è rivolta superiormente verso il torace e la cui concavità è rivolta inferiormente verso l’addome. I suoi movimenti consentono l’elevazione e l’espansione della cavità toracica e dei polmoni durante l’inspirazione. La sua contrazione determina anche una pressione addominale utile a molte funzioni intestinali ed è fondamentale per assecondare il parto quando un bambino sta per venire alla luce. Interessante sapere che, anche in gergo fotografico, il diaframma ha una funzione collegata alla luce.
In effetti il termine diaframma etimologicamente deve il suo significato al fatto che passa in mezzo a due aree: attraversandole le separa. Il suo movimento ascendente o discendente può paragonarsi alle ondulazioni del tappeto volante ma contemporaneamente dà stabilità e morbidezza alla struttura del corpo umano, servendo a collegare e nello stesso tempo a separare funzioni vicine ma differenti, se pur complementari. Curiosamente, essendo più largo lateralmente che non nella parte centrale, somiglia pure alle ali di una farfalla ed Andrew Taylor Still, padre dell’osteopatia, lo descrive così: “Per mezzo mio vivete e per mezzo mio morite (…) imparate a conoscermi e siate sereni”.
Vuol dire che la nostra salute, e così le condizioni del nostro diaframma, risentono molto dei blocchi e delle nostre contratture psicologiche e che la libertà da queste restrizioni incide notevolmente sulla serenità e sul benessere fisico. Infatti, da una parte sappiamo che questo “tappeto magico” ha rapporti significativi con importanti strutture nervose e dall’altra sappiamo che queste strutture sono la precipitazione sul piano fisico di un complesso sistema di nadi attraverso cui l’energia fluisce fino ai nostri atomi di materia più densa.
Le relazioni psicologiche tra il nostro torace e il nostro addome passano tutte attraverso il diaframma e, se alterate, alterano a loro volta i meccanismi fisiologici. Un eccesso o un difetto di pressione si riflettono ugualmente in alto e in basso costringendo il diaframma a rigidità o ipotonia. Allora sarà difficile per le forze focose del terzo chakra scorrere liberamente verso quelle più ariose del quarto e fondersi armoniosamente con esse. “Srotolare” il nostro tappeto volante donandogli pace e tonicità corrisponde agli effetti della buona pratica meditativa.
Per approfondire questo e altri argomenti vi rimandiamo alla sezione Psicologia dello yoga all’interno del portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute www.yogavitaesalute.it
Giovanna Spinelli
Immagine in evidenza: Il tappeto volante, olio su tela del 1880 di Viktor Michajlovic Vasnecov: il principe Ivan Carevic trasporta l’uccello di fuoco che ha catturato.