
Brihadaranyaka Upanishad

Bhakti Yoga
Lo spirito, crescendo, trasforma l’Hatha Yoga nel Raja Yoga. L’Hatha Yoga è solamente una tappa del meraviglioso viaggio che conduce alla realizzazione di sé.
“L’Hatha Yoga non si può considerare una pratica indipendente. Lo spirito, crescendo, lo muta nel Raja Yoga. È impossibile nominare qualcuno che sia giunto alla meta solo per mezzo dell’Hatha Yoga”
(Maestro Morya)
Ormai anche In occidente la parola Yoga è divenuta familiare. La diffusione è dovuta essenzialmente alla pratica dell’Hatha Yoga che ha riscosso molto successo in ambito ginnico e sportivo. Molte palestre tra i corsi che offrono ne prevedono uno di Hatha Yoga che viene nominato semplicemente Yoga per motivi di comunicazione. Ovviamente un tale ambiente, sorto per allenare il corpo e svagare la mente, mal si concilia con i fondamenti di una pratica che ha l’obiettivo nel conoscersi di più.
Comunque l’Hatha Yoga, non essendo una religione né presupponendo l’adesione a una particolare dottrina filosofica, può essere sperimentato da chiunque. La pratica dell’Hatha Yoga viene ritenuta molto antica, anche se uno de testi di riferimento è lo Hathayogaprapidika scritto forse nel XV sec. Nell’area archeologica del Mohenjondaro sono stati ritrovati dei manufatti in terracotta appartenenti alla civiltà dell’Indo, fiorita nel secondo millennio a.c. Alcune di queste statuine sembrano raffigurare delle posture utili per padroneggiare il corpo e la mente.
Secondo l’Antica Saggezza la pratica dell’Hatha Yoga è stata introdotta durante la civiltà lemure. A quei tempi l’uomo, ancora vicino alla natura animale, aveva bisogno di impadronirsi delle funzionalità del corpo e quindi certi esercizi psicofisici erano particolarmente indicati alla sua evoluzione. Inoltre sembra che nell’uomo lemure il flusso vitale, non avendo ancora un suo veicolo di riferimento, scorresse insieme al sangue.
Di conseguenza la pratica dell’Hatha Yoga stimolava la scarsa vitalità presente in quei corpi grossolani. Il significato di Hatha è composto da Ha, il Sole (la parte destra, il principio maschile) e da Tha, la Luna ( la parte sinistra, il principio femminile). L’Hatha Yoga è dunque l’unione di opposti polari e in particolare dell’energia maschile con quella femminile. Tutto ciò avviene attraverso ottantaquattro posture, definite in sanscrito asanas.
Queste posizioni non sono solamente degli esercizi ginnici in quanto hanno lo scopo di far sperimentare l’esperienza del passaggio dalla contrazione al rilassamento, paragonabile concettualmente al passaggio dal pieno al vuoto. Tenendo ben stabile le asanas verrà conosciuto maggiormente il corpo e le sue funzioni fisiologiche. Inoltre l’attenzione al respiro porterà un maggior afflusso di vitalità. Con la pratica avanzata delle Asana, seguendo delle regole ben precise, il rilassamento sperimentato potrebbe propagarsi come un’onda in tutto il corpo, finendo per toccare anche il cuore.
Sembra che l’aspetto più importante della pratica dell’Hatha Yoga sia la fermezza con cui si riesce a mantenere la posizione. Per realizzare ciò è necessaria una mente quieta e un corpo cedevole, entrambi allenati dalle asanas sperimentate nel silenzio. I Maestri affermano che l’Hatha yoga, non essendo uno yoga completo, non può condurre alla realizzazione. La sua utilità rimane tale finché si vuole conoscere il corpo fisico e quello pranico.
Dato che attraverso le asanas si interagisce con il sistema endocrino e con la vitalità generale del corpo, questo tipo di yoga può essere utile per curare delle problematiche specifiche. Tuttavia il Maestro Morya insegna che l’Hatha Yoga, se praticato in maniera assidua, ad un certo punto dell’evoluzione può divenire un impedimento all’espansione della coscienza:
I risultati ottenuti con l’Hatha Yoga possono anche essere nocivi, perché rafforzano il corpo astrale. I fachiri possono adattarsi a questo mondo tenebroso, ma senza volerlo indeboliscono l’ascesa del pensiero. Perfino una persona seduta quietamente a riflettere arriva a conseguire di più, perché il pensiero è Signore di tutto ciò che esiste.
Il Maestro Gesù, trasmettendo l’Antica Saggezza, ci ha insegnato che il corpo è il tempio dell’anima. L’importanza della forma viene contemplata anche da Patanjali in quanto nello Yogasutra dedica due aforismi alla posizione:
La posizione assunta deve essere comoda e stabile.
Questo sutra ha confuso molti ricercatori spirituali che ne hanno sperimentato soltanto l’aspetto fisico, mentre l’indagine di Patanjali non si ferma soltanto al piano fisico, come si evince nel sutra successivo:
Fissità e comodità di posizione si ottengono con sforzo lieve ma costante e concentrando la mente sull’infinito.
Alice A. Bailey, commentando questo aforisma, scrive che per praticare la meditazione è necessaria la posizione comoda del fisico, la stabilità emotiva e la saldezza mentale. Inoltre precisa che non ci si dimentica del corpo costringendolo in posizioni scomode e insolite, bensì con la pratica tranquilla e costante di una postura comoda e agevole.
Penso che il miglior modo per comprendere le potenzialità dell’Hatha Yoga passi dal confrontarlo con gli altri tipi di yoga. Ancora una volta le illuminanti parole del Maestro Morya ci indicano la Via:
Dalla folgore del pensiero nasce la bellezza. Certo un ardente Bhakti Yogi può accendere nuovi mondi con un pensiero. Ma i progressi di un Jnana Yogi non sono che il sorriso di un Raja-Bhakti. Dunque l’Hatha e l’Jnana Yoga non sono auto-sufficienti. Quale saggio non vorrebbe essere il signore dell’amore?
Vi rimandiamo all’articolo “L’essere umano e i diversi tipi di yoga” a questa pagina web: https://www.yogavitaesalute.it/essere-umano-yoga/ per approfondire questo argomento.
Luca Tomberli