
Le sei scuole filosofiche indiane – seconda parte

Le Upanishad – Introduzione
Per l’Antica Saggezza gli Yoga che favoriscono l’allineamento della coscienza umana sono: Karma Yoga, Hata Yoga, Laya Yoga, Bhakti Yoga, Jnana Yoga e Raja Yoga
Non vi è nulla di più alto o al di là del Purusa
(Katha Upanisad)
Per l’Antica Saggezza gli Yoga tradizionali sono: Karma Yoga, Hata Yoga, Laya Yoga, Bhakti Yoga, Jnana Yoga e Raja Yoga. Secondo gli Insegnamenti dei Maestri ognuno di questi yoga, pur avendo lo scopo di favorire l’allineamento complessivo della coscienza del genere umano, è stato trasmesso per essere sperimentato su aspetti specifici della coscienza umana. Per questo, nel procedere verso la realizzazione della Natura Reale, alcuni yoga utili in una fase evolutiva possono divenire un impedimento quando sorgono nuove necessità. Infatti l’essere umano, essendo costituito da tante guaine che avvolgono la sua Reale Natura, per conoscersi deve svelare parti di se stesso procedendo dall’esterno verso l’interno.
Le guaine rappresentano i veicoli con cui il Principio Creativo (Purusa) interagisce con la prima natura materiale (Prakrti). L’incontro tra Purusa e Prakrti genera gli elementi interdipendenti della Natura, che producono generazione e distruzione. Per il pensiero indiano la realizzazione di se stessi passerà dal separare il principio innato dallo stimolo a produrre.
Le parole di Swami Vivekananda ci spiegano cosa è il Karma yoga:
È la conoscenza del segreto del lavoro. Anziché essere maltrattati in questo universo, e apprendere le cose dopo molti ritardi e difficoltà, impariamo dal karma-yoga il segreto del lavoro, il metodo del lavoro, il potere organizzativo del lavoro. Una gran quantità di energia può essere spesa invano se non sappiamo come utilizzarla. Il Karma-yoga rende il lavoro una scienza; tramite questo imparate come utilizzare al meglio tutte le attività di questo mondo. Il lavoro è inevitabile; deve essere così. Ma dovremmo lavorare per gli scopi più alti.
L’Hata Yoga è molto indicato per eliminare le tensioni nel corpo fisico grazie alle posizioni ( asana ) che favoriscono il rilassamento. Venne introdotto durante la razza Lemure quando l’essere umano, dovendo completare la padronanza delle funzionalità fisiche, abbisognava di esercizi adeguati a tale scopo. Il Laya yoga si occupa di equilibrare i centri energetici, favorendo così la risalita del potere serpentino (Kundalini). Venne insegnato nel periodo Atlantideo per agevolare il risveglio energetico della coscienza. Sempre in quel periodo, al fine di purificare il campo emotivo, sembra che venisse sperimentato il Bhakti yoga.
Al di là che siano esistite oppure no la civiltà atlantidea e quella lemure, di sicuro l’essere umano nel suo lungo cammino di consapevolezza, dopo aver conosciuto la propria fisicità, si appresta a conquistare il campo emotivo. In questa fase evolutiva il lavoro di integrazione delle emozioni non è ancora terminato.
Ormai il corpo fisico è stato sufficientemente integrato nella coscienza dell’umanità, ma vi è un gran numero di persone che sono ancora identificate con le proprie emozioni e quindi particolarmente inclini a cambiamenti di percezione molto repentini. Tuttavia la capacità umana di conoscere ha trovato, nella razza odierna, il suo strumento di riferimento nel Jnana yoga. Comunque, nell’epoca attuale il Raja Yoga rappresenta lo strumento principale per unire completamente la coscienza utilizzando il potere della mente, che nell’uomo costituisce la possibilità più elevata.
Lo yoga è la soppressione delle modificazioni della mente
( Yogasutra di Patanjali )
Veniamo adesso a due yoga recenti che, inserendosi perfettamente nel processo dell’evoluzione umana, contribuiscono ad elevare lo sguardo e a ribaltare la visione del genere umano. Nel secolo precedente Sri Aurobindo ci ha insegnato il Purna yoga, definendolo nuovo se raffrontato ai vecchi yoga:
Se anche in altri yoga è contemplata una discesa, non è tuttavia che un avvenimento casuale lungo il cammino, una conseguenza dell’ascesa, l’ascesa è la cosa reale. Qui l’ascesa è il primo passo, ma è un mezzo per ottenere la discesa. L’impronta caratteristica, il segno della sadhana è la discesa della nuova coscienza raggiunta dall’ascesa.
Sempre in quel periodo, per l’esattezza nel 1929, il Maestro Morya con queste parole annunciò l’Agni yoga:
Applicheremo dapprima i consigli di vita. Poi diremo il nome dello Yoga del tempo che si approssima. Udremo l’incedere del Fuoco, ma saremo pronti a dominare le ondulazioni della fiamma. Salutiamo dunque l’antichissimo Raja Yoga. E affermiamo quello futuro: l’Agni Yoga.
Per approfondire l’argomento sono disponibili i corsi di meditazione a cura dell’associazione Atman presente su quasi tutto il territorio nazionale ed in Svizzera. I corsi, tenuti da insegnanti diplomati alla scuola Energheia, sono pubblicizzati con l’indicazione delle varie località in cui si tengono sulla pagina web: https://corsimeditazione.yogavitaesalute.it/corsi all’interno del portale della consapevolezza Yoga Vita e Salute.
Luca Tomberli