Il viaggio all’interno della nostra coscienza scorre lungo una linea dinamica che vede da una parte quello non sono più e dall’altra quello che non sono ancora.
Poeti e scrittori hanno paragonato la nostra esistenza a un viaggio attraverso la vita. Ognuno sceglie il suo mezzo di trasporto preferito, ma per tutti è essenziale conoscere la rotta e avere un’idea delle stazioni di servizio e dei luoghi di arrivo e di partenza, anche se questi si chiariscono meglio man mano che il viaggio procede. Intanto impariamo a tenere la strada e, seguendo i binari della coscienza, perfezioniamo la capacità di seguire “la nobile via di mezzo” tra un estremo e l‘altro, in equilibrio tra gli opposti che la vita ci propone.
Personalmente ritengo che occorra molta forza per non uscire dalle rotaie e rimanere saldi sulla propria strada, in bilico tra la spinta verso allettanti promesse e l’attrazione verso esperienze inadatte al nostro itinerario di viaggio. Il fascino esercitato da facili distrazioni, chimere e tentazioni (fra cui quella di interrompere il viaggio e desistere dalla fatica) va riconosciuto e affrontato con tutta la consapevolezza possibile, realizzando col proprio discernimento qual è il tesoro che si vuole portare alla luce e cercando di distinguere continuamente la voce del vero Sé dal frastuono di tutti gli altri rumori.
Il viaggio scorre lungo una linea dinamica che vede da una parte quello non sono più e dall’altra quello che non sono ancora, in un movimento di reciproco condizionamento tra il binario della umana natura e quello della natura divina. Si definisce così un rapporto di causa – effetto che inizialmente vede uno spazio largo fra i binari della coscienza, paralleli ma distanti. Le onde d’urto, provocate dalla dialettica degli opposti, si infrangono sull’uno e sull’altro dopo aver perso molto del loro impeto. Ma col passare del tempo e l’allungarsi del viaggio i binari si fanno sempre più vicini, la via di mezzo diventa una prova incessante di commensura: ogni esagerazione in uno spazio ristretto non fa che aggravare le onde d’urto, tremende nel loro infrangersi sui binari.
E’ come attraversare quel ponte che nella tradizione islamica è definito più sottile di un capello e più tagliente di una sciabola, che permette di accedere al paradiso passando attraverso l’inferno. Lo vogliamo chiamare karma? In effetti questa legge richiede una crescente responsabilità che diventa determinante nel raggiungimento della totale libertà quale ultima meta. Non escludo che, arrivati a destinazione, i binari della coscienza coincidano in un unico punto che si apre su insospettate profondità, spalancando davanti ai nostri occhi scenari completamente nuovi.
Prima però bisogna avere percorso pazientemente la via della moderazione che conduce alla perfezione e all’estinzione della sofferenza, come Buddha affermava a proposito dell’ottuplice sentiero. Vuol dire che il nostro sforzo deve essere della giusta entità e deve esprimere la giusta tensione. Per comprenderlo può essere utile l’esempio delle tre corde di un liuto*:
Il Buddha aveva un discepolo, di nome Sona, che praticava la meditazione con un tale impeto che non faceva altro che procurargli ostacoli. Sona stava ormai pensando di lasciar perdere e abbandonare la vita monastica. Il Buddha capì il suo problema e gli disse: “Sona, prima di diventare monaco eri un musicista”. Sona lo ammise: “Sì, è vero”. Il Buddha proseguì: “Come musicista sai senz’altro come deve essere la corda per produrre un suono piacevole e armonioso. Deve essere molto tirata?”. “No, replicò Sona, la corda troppo tesa produce un brutto suono e corre il rischio di rompersi da un momento all’altro”. “E allora, continuò il Buddha, deve essere allentata?” “No, ribatté Sona, la corda troppo lenta non produce un bel suono armonioso. La corda che dà un bel suono armonioso è quella che non è né troppo tesa, né troppo lenta”.
Quando avremo unificato i binari della coscienza attraverso una saggia interazione di forze capiremo anche l’essenza dello stesso insegnamento nelle parole del Maestro Morya:
“Ti domanderanno come si traversa la vita.
Rispondi: Come un abisso, su una corda tesa,
in bellezza, con cautela, oscillando.”**
Giovanna Spinelli
*Canonepali.net – le parole del Buddha – Peter Della Santina
** Foglie del giardino di Morya – ed. Nuova Era – ultima pagina