
Cosa ho da perdere?

Sull’onda del desiderio
Ti spezzo ma non mi piego, come esseri umani immaturi ci sfidiamo in veri e propri duelli disposti a spezzare preziosi rapporti vitali pur di non piegarci.
Per accorgerci di quanta e quale energia siamo disposti a spendere pur di sottomettere i flussi vitali ai nostri personali desideri basta fare un po’ di silenzio e osservare gli interscambi, a volte veri e propri duelli, che si giocano fra esseri umani, in pratica, ti spezzo ma non mi piego.
Non è una faccenda che riguarda lo spreco di tempo: tutto il tempo che ci vuole per piegare le situazioni ai propri tornaconti è ben accetto in vista della riuscita finale. D’altra parte bisogna saper attendere, avere pazienza e tattica per vincere la battaglia e avere l’ultima parola. Non è nemmeno una questione di chi ha la voce più forte, ciò che conta è affermare indiscutibilmente la propria traiettoria, cioè fare andare le cose a proprio piacimento; se con passo marziale, o con movenze più morbide e insinuanti, o con un bel colpo di coda finale… è lo stesso, l’importante è riuscirci.
Chi mai non si è sentito, almeno qualche volta, un po’ irritato dal dover concedere a qualcun altro il diritto di scelta, fosse anche la scelta di condurre a modo suo la propria vita?!? E’ un vizio duro a perdere quello di voler suggerire agli altri comportamenti, condizioni e qualche volta anche programmi dettagliati per il loro bene, non certo per imporre il proprio tam tam, quello del tamburo che percuote insistentemente la materia e ne trae un ritmo sordo e pesante al quale tutto si deve conformare!
Possono sembrare parole incomprensibili, eppure alzi la mano chi non sa cosa sia quella sottile spinta a voler riscrivere il discorso di qualcun altro, aggiustandolo con frasi e ragioni proprie, o a circostanziare, con “evidenti” giustificazioni, la sostituzione di schemi di comportamento inclusivi e volti a un interesse comune con schemi costruiti solo per beneficio personale. Insomma, piegare la Vita alle proprie esigenze, anziché essere attenti ai bisogni della Vita, è un’attività tutt’altro che rara su questo pianeta. Sarà per questo che soffriamo tanto di artrosi e di artrite … Dovremmo articolare meglio i nostri rapporti, oliando le giunture che ci uniscono al mondo.
In pratica, cosa succede quando tentiamo di imporre il nostro ritmo nella vita? Presumiamo che il nostro polso equivalga al polso dell’universo e dunque ignoriamo, deviamo e annulliamo deliberatamente tutto ciò che lo contrasta; così facendo restringiamo drasticamente la possibilità di intervenire nel gioco delle forze in modo creativo e riduciamo la nostra intelligenza, costringendola a qualche saltello in spazi minuscoli invece di lasciarla libera, libera anche di accogliere forze diverse e di integrarle vantaggiosamente in un circuito più ampio.
Invece di canalizzare ed elevare le nostre forze per cooperare consapevolmente con le energie della Vita, pretendiamo di controllare e sottomettere le forze della Vita stessa, utilizzandole privatamente nei rigagnoli della personalità.
Patanjali afferma che tamas, rajas e sattva sono l’espressione delle energie trinitarie nella materia. Tamas è l’inerzia, rajas è l’attività e sattva è l’equilibrio tra le prime due, tale da generare un ritmo armonico all’interno di un movimento continuo in cui si succedono sempre nuovi scambi e sempre nuovi equilibri.
Il ritmo quindi sostiene il processo evolutivo, nell’alternanza di stabilità e moto, in un contatto diretto tra macro e microcosmo. Interrompere questo rapporto equivale a una sconnessione di ritmo, ad una forma di vampirismo* a cui purtroppo siamo abituati: la durezza e l’ignoranza ci rendono inflessibili, incapaci di piegarci in quella curva spazio-temporale necessaria ad entrare dentro noi stessi, a conoscerci e a riconoscerci anche come predatori della Vita.
L’abitudine ad imporre il nostro interesse egoistico impedisce l’avvicendarsi di situazioni nuove e il rigenerarsi delle nostre energie che, anziché riversarsi in una combinazione di nuove possibilità, ritornano ad ammuffire nel nostro piccolo stagno. La Scienza dello Yoga insegna a comprendere le leggi dell’evoluzione e a riprodurle in noi con armonia. “Beato chi cammina nella legge del Signore … e trova grande gioia nei suoi comandamenti” recita il salmo 111 della Sacra Bibbia.
* M. Morya, Agni yoga, 311
Per approfondire l’argomento vi rimandiamo alle pubblicazioni della Draco Edizioni https://www.yogavitaesalute.it/draco-edizioni/
Giovanna Spinelli