
Al di là del mondo degli opposti

Il giudice interiore
Le scale del karma, dal un punto di vista psicologico, implica un cambiamento e la ricerca di un equilibrio grazie al superamento di una condizione instabile.
Ci farebbe comodo immaginare la traversata dell’esistenza solo in orizzontale, senza sforzi per ascendere e senza rischi per calarci nella comprensione di noi stessi. Realizzare il desiderio di una dimora senza gradini può offrire invece l’opportunità di salire e scendere continuamente, su e giù per le scale di casa (è successo a me!) come attraverso i piani della propria coscienza.
Quello che all’inizio sembra un ostacolo faticoso si rivela poi un vantaggio perché consente di stabilire un continuum capace di aggiungere nuove prospettive e nuova linfa a tutti i livelli della nostra presenza, dalla cantina al tetto, dalla terra al cielo. Potremmo espandere questo concetto all’andirivieni dell’energia che scorre attraverso la rete eterica e che collega luoghi anche lontani tra loro, consentendo un flusso costante d’informazioni, un trasporto di forze utili all’unità della coscienza e ad ogni sua parte.
Lo stesso potrebbe dirsi a riguardo del tessuto sociale: se la comunicazione fosse più semplice e più trasversale, i suoi contenuti nutrirebbero la funzione connettiva in tutti gli ambiti della realtà, da quelli più concreti e materiali a quelli più elevati, con beneficio generale. E questo c’entra qualcosa col karma? Sì! Perché ciò che vale per il piccolo vale anche per il grande e perché la coscienza si espande ed evolve sempre all’interno delle stesse Leggi.
Anche solo pensare al fatto che ogni discesa prevede una risalita e che ogni salita comporta inevitabilmente una discesa, ci porta a considerare le cause e gli effetti del nostro agire, senza trascurare che esiste sempre qualcosa al di sopra o al di sotto della nostra consapevolezza e che non esiste azione che non tenda ad un fine partendo da una condizione transitoria. Il magnetismo dell’Anima ci attira verso l’alto mentre la densa gravità della materia ci sospinge verso il basso nell’eterna dinamica hegeliana.
La tesi è la volontà di salire, l’antitesi è l’attaccamento alle vecchie forme che trattengono e rischiano di farci indietreggiare, la sintesi è la spinta che ci consente di superare la contraddizione affermando una ulteriore possibilità nella scala evolutiva. Le scale del karma indicano dunque, una trasformazione e la necessità di intraprendere un’ascensione dall’ignoranza e dal dolore che essa produce alla consapevolezza e alla libertà di chi conosce i veri moventi del suo agire e nulla compie che possa danneggiare la vita, sua e dei suoi simili. Dal punto di vista psicologico, l’idea delle scale implica un cambiamento in atto e contemporaneamente la ricerca di un equilibrio grazie al superamento di una condizione instabile.
Non sono consentite troppe soste sui pianerottoli della vita perché si rischia di prolungare indebitamente i tempi se non addirittura di retrocedere abbassando il livello della nostra coscienza, che invece ha una meta da raggiungere, un progetto da realizzare, in cui gli effetti divengono a loro volta cause. Ce ne parlano i versi di Jalâl al-Dîn Rûmî, uno dei più grandi esponenti del Sufismo:
Da quando tu venisti in questo mondo d’esseri
davanti ti fu messa, a salvarti, una scala.
Fosti dapprima sasso, poi divenisti pianta,
e ancora poi animale: come ciò t’è nascosto?
Poi divenisti Uomo con scienza, mente, e fede:
guarda come ora è un Tutto quel corpo, già Parte di terra!
E, trascorso oltre l’uomo, diverrai Angelo certo,
oltre questa terra, dopo: il tuo luogo è nei cieli.
E passa ancora oltre l’Angelo e in quel Mare ti immergi:
così tu, goccia, sarai mare immenso ed Oceano.
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Giovanna Spinelli
Immagine di copertina presa da Wikipedia l’enciclopedia libera
Dante e Beatrice sulle rive del Lete (1889), opera del pittore venezuelano Cristóbal Rojas