
Mare mosso e timone saldo

Sogni e simboli, la croce – seconda parte
I tuoni, i fulmini e le saette messi in scena dalla personalità creano fragorose tempeste. La calma integrazione che ne segue è la quiete dopo la tempesta.
Con il titolo di questo articolo non mi riferisco all’idillio di Giacomo Leopardi, che pure offre interessanti analogie, ma alla quiete dei vritti, alla stabilità della mente che si consegue quando si apprezza il fine da raggiungere in tutto il suo valore e quando ogni energia è dedicata senza sosta ad ottenere l’Unione con l’Anima.
I tuoni, i fulmini e le saette messi in scena dalla personalità che scatena fragorose tempeste tutte le volte che gli eventi contraddicono i suoi interessi, devono alla fine raggiungere la calma nell’integrazione e nel ristoro delle forze. Ma com’è possibile apprezzare il sereno, com’è possibile che il cor si rallegri se nel pieno della bufera non vedo altro che la bufera stessa e per di più mi identifico con la furia degli elementi pensando che non avrà mai fine?
Se non capisco quello che sta accadendo e non distinguo i segni che annunciano il maltempo per risalire alla comprensione di forze opposte, come posso essere consapevole di pressioni differenti, come posso essere guardinga nei confronti di correnti ascensionali o discendenti in grado di turbare il mio equilibrio al punto da attirarmi in pericolosi vortici di energia?
Solo se conosco il valore della lotta e il fine che vuole raggiungere e lo amo con tutte le mie forze posso sostenere il combattimento, le difficoltà, gli sforzi e la stanchezza inevitabili senza infrangere la pace del cuore, non solo dopo, ma anche durante la tempesta! Infatti “Quando lo scopo è apprezzato al suo giusto valore e gli sforzi che ad esso mirano sono persistenti e incessanti, la stabilità della mente (la quiete dei “vritti”) è conseguita” *
Ogni lotta intrapresa nel corso della nostra esistenza è volta a un solo obiettivo, tutte le burrasche che ciclicamente affrontiamo tendono a un’unica meta: imparare a vivere come anime. Deve essere veramente chiaro che l’unico fine è quello di ricongiungerci con la nostra reale natura proprio attraverso le nostre tempeste e solo se ne siamo profondamente convinti potremo reggere l’impatto delle avversità orientando ininterrottamente il nostro lavoro verso la comprensione e l’unione di tutte le forze.
Lo yoga è dunque la via maestra, ci consente di costruire con l’integrità un’alleanza interiore che rimane salda in mezzo ai flutti, come l’Arca che salvò Noè e la sua famiglia dalla terribile inondazione del diluvio universale. “Per quaranta notti e quaranta giorni piovve su tutta la terra” **, il tempo necessario alla purificazione, alchemicamente corrisponde alla fase detta nigredo, il periodo più oscuro e tempestoso che precede un nuovo ciclo, quello in cui il divino stabilisce un’alleanza nuova con l’umano.
Nella Genesi ***Dio così parla a Noè: “L’arcobaleno apparirà nelle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni anima vivente in ogni carne che è sulla terra”. Ancora oggi il ponte arcobaleno unisce lo spirito all’anima incarnata nella personalità. È il segno di una alleanza che va oltre il tempo e lo spazio, è il dono di una quiete che va oltre ogni tempesta.
Per approfondire l’argomento sono disponibili i corsi di meditazione a cura dell’associazione Atman presente su quasi tutto il territorio nazionale ed in Svizzera. I corsi, tenuti da insegnanti diplomati alla scuola Energheia https://www.yogavitaesalute.it/energheia/ e sono pubblicizzati con l’indicazione delle varie località in cui si tengono sulla pagina web: https://corsimeditazione.yogavitaesalute.it/corsi all’interno del portale della consapevolezza Yoga Vita e Salute.
Giovanna Spinelli
- La luce dell’Anima” – libro I, sutra 14 – Patanjali. Ed. Nuova Era
** Genesi, 7-9 ; Antico Testamento
*** ibidem