
Jnana yoga

Il Pantheon induista, le Dee
Le grandi crisi nel progresso umano sono contrassegnate dall’apparizione degli Avatara, espressione dell’amore e della grazia di Dio. La devozione conduce l’uomo alla salvezza.
Ogni qualvolta l’umanità versa nella sofferenza e nel dolore e il male tende a prevalere, ogni qualvolta squilibrio e disarmonia dominano la vita universale, l’energia che è coscienza, nel macrocosmo come nel microcosmo, tende a risolvere le qualità tamas e rajas in un rinnovato equilibrio sattvico.
E’ responsabilità dell’uomo riannodare il legame con i Principi superiori e riportare armonia nella sua vita, ma può anche sperare in un sostegno, un aiuto concreto da parte del Divino. Tale aiuto è l’Avatara, “discesa, manifestazione, incarnazione”. La via testimoniata dall’Avatara non è la via della conoscenza, ma la via dell’amore e della grazia: attraverso la devozione l’uomo giunge alla salvezza.
Nella religione induista, il Divino, nella figura di Vishnu, presenta nove principali incarnazioni avvenute e una decima prossima ad avverarsi. Tali incarnazioni si manifestano nelle quattro età del mondo (yuga), che si succedono in ciascuno dei 1000 cicli che formano una durata del mondo (kalpa), dalla sua creazione al suo tramonto.
Nel primo yuga, il Krita yuga, che corrisponde alla mitologica età dell’oro in cui gli uomini virtuosi e felici vivono in armonia con il cosmo, Vishnu si manifesta come pesce, tartaruga, cinghiale e leone antropomorfo. Le incarnazioni di Vishnu possono essere lette anche dal punto di vista dello schema evolutivo della vita sulla terra: in tal senso queste prime incarnazioni stanno a indicare il passaggio da forme di vita acquatiche ad animali a sangue caldo e alla transizione dal livello animale a quello umano.
Troviamo Vishnu come pesce nel mito del diluvio universale, mito comune a moltissime tradizioni e che ci è stato tramandato in circa quattrocento lingue. Nella tradizione indiana il diluvio universale annientò il mondo al termine del precedente kali yuga e segnò l’inizio di una nuova età dell’oro. Vishnu pesce trainò l’arca di Manu, il Noè indiano, fuori dai flutti, consentendo alla vita di riprendere.
Nell’età successiva, il Treta yuga, in cui la virtù viene meno, la realtà peggiora e la vita dell’uomo diventa più difficile, sorgono le differenze sociali. Vishnu ha tre incarnazioni: il nano Vamana, che dal punto di vista evolutivo indica il progressivo potenziamento delle facoltà umane, il violento Parashurama, il Rama che con l’ascia devasta il mondo e allude all’età della pietra e il divino Rama, l’eroe la cui vita è narrata nel Ramayana. E’ in questa incarnazione che Vishnu aiuta gli uomini a organizzare la propria vita nelle città e a consacrarla agli affetti familiari.
Nella successiva età, Dvarapa, la fede, la virtù, il rispetto di Dio e della legge si sono perduti. Il legame con il cosmo, che nutre e sostiene l’uomo, si è spezzato: gli uomini sono preda del dubbio e si indeboliscono. L’incarnazione più nota di Vishnu è Krishna, che sconfigge i demoni incarnati in esseri umani. Il mito, di cui Krishna è protagonista insieme con il fratello Rama, richiama antichissime saghe indoeuropee, fra cui la leggenda di Romolo e Remo. E’ questa l’incarnazione di Vishnu più amata e seguita nel continente indiano: Dio affascinante e seducente, capace di attrarre il cuore umano, simboleggia lo sviluppo della scienza.
L’età seguente, il Kali yuga, l’età oscura, cui appartiene la nostra vita attuale, vede il progressivo degradarsi della morale: nel mondo dominano potere, possesso, passione e peccato. In questa età Vishnu appare come Buddha, con lo scopo di ripristinare il dharma, la giusta via della Realizzazione. Prossimo a venire, al termine del Kali yuga, Vishnu apparirà su un cavallo bianco come l’avatara Kalki. Questa sarà l’ultima incarnazione di Vishnu per l’attuale kalpa: Egli ristabilirà la legge e salverà l’umanità, dando avvio a una nuova età dell’oro.
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Anna Shabalin