Il corpo causale
De Voluntate
Da qualsiasi parte prendiamo la vita, finiamo sempre per trovarci davanti ad un punto. E se vogliamo conoscere la vita, basta partire da un punto qualsiasi.
Rivivo come fosse ora l’impressione di un momento lontano nel tempo in cui osservavo assieme ad un mio amico pittore la sua ultima tela: in primo piano campeggiava la testa di un bellissimo cavallo da cui promanava un’ incredibile forza e un senso estremo di libertà.
Seguendo lo sguardo dell’animale scalpitante però l’attenzione veniva rimandata su un puntino appena visibile nel cielo, così piccolo e difficile da scorgere eppure così inverosimilmente immenso e reale. Ho saputo in quell’attimo che la grandezza dell’Infinito può trovare spazio in un punto microscopico e che un infinitesimo puntino può trasmettere l’essenza stessa della libertà molto più e meglio di tante altre immagini ingombranti.
È passato un po’ di tempo da allora, ho calcato un bel po’ la via dello yoga e perseguo ancora il sentiero dell’unione e, alla maniera di Montalbano, mi sono persuasa di una cosa: da qualsiasi parte prendiamo la vita, finiamo sempre per trovarci davanti ad un punto. E se vogliamo conoscere la vita, basta partire da un punto qualsiasi per arrivare certamente ad ogni sua parte. Questo mi rassicura non poco, soprattutto quando temo di perdere il filo di un discorso, quelle volte che i miei neuroni collidono o viaggiano troppo distanti … Non è solo una questione teorica, la vita è veramente una e all’interno della sua unità non ci si può perdere, ci si ritrova sempre.
La legge dei cicli e della periodicità poi ci insegna che anche la trama dei rapporti evolve e si ripresenta ritmicamente senza trascurare nessuna relazione o comunicazione possibile, fino a che non avremo ritrovato il filo d’oro che da un unico punto crea tutto il ricamo. Sarà punto erba, punto catenella o punto croce, poco importa, ogni punto ci avvicina progressivamente alla completezza del disegno e ci rende sempre più consapevoli e responsabili.
Posso aggiungere che nella disciplina yogica la pratica della concentrazione su un solo punto è possibile quando si tratta di quella che viene definita meditazione senza seme, cioè senza un oggetto specifico su cui appuntare il pensiero. Quando il pensiero è concentrato su un solo punto … “allora l’attività esterna è calmata”*, il cervello diventa tranquillo e la mente smette di agitarsi per gli impulsi che provengono dal mondo esterno, mentre invece si fa più intensa l’intima concentrazione interiore.
Quindi non vuol dire che mi perdo con lo sguardo vacuo in una indefinita vacuità che definisce solo la mia assenza, piuttosto sono sempre più attento e sensibile alle impressioni sottili e ai cambiamenti che le percezioni soggettive producono, ossia so cosa sta succedendo. Si schiude così un nuovo mondo, comincio a intravedere ciò che sta oltre quel punto e scorgo una dimensione inesplorata in cui posso cominciare a trasferire la mia coscienza.
L’aspirazione mi porta a focalizzare lo sguardo della mente in un punto più elevato e sarà questo che mi consentirà poi di essere ispirato da ciò che cerco di conoscere e la sua luce si potrà riversare nella mia vita come una benedizione.
Per approfondire l’argomento vi invitiamo a seguire la sezione “Yoga per tutti” a questa pagina web: https://www.yogavitaesalute.it/categoria/yoga-per-tutti/ all’interno del portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute.
Giovanna Spinelli
*sutra 18, libro primo de “La luce dell’anima” di Alice A. Bailey, ed. Nuova Era